È in atto un cambiamento di paradigma: un paese bancocentrico per tradizione si sposta verso forme di finanziamento alternative.
Il contesto finanziario italiano vede criticità finanziarie importanti per le imprese: dai frequenti ritardi nei pagamenti alle difficoltà per l’accesso al credito, ad un mercato dei capitali sottosviluppato. Questo scenario, aggravato dalle tensioni economiche generate dalla pandemia Covid-19, vede ora in atto una crisi della liquidità che spinge le aziende alla ricerca di soluzioni a supporto della propria solvibilità nella supply chain finance, con particolare attenzione verso gli strumenti innovativi al riguardo.
Il mercato potenziale della supply chain finance (SCF) in Italia vale € 483 miliardi (2020) ma solo il 31% di questo è attualmente servito da soluzioni che consentono alle imprese di finanziare il capitale circolante facendo leva sul ruolo e le relazioni della filiera, per un valore di circa € 150 miliardi [15].
Tra i canali di finanziamento alternativi della SCF, i dati evidenziano un particolare aumento del ricorso all’invoice trading (strumento per lo smobilizzo delle fatture commerciali attraverso piattaforme digitali).
Nel 2017, il volume di mercato dell’invoice trading ha raggiunto il valore di € 536 milioni in Italia, segnando un incremento del 113% rispetto l’anno precedente. Il trend si conferma in forte crescita: nel solo primo semestre 2019 il valore delle fatture cedute attraverso l’invoice trading ha raggiunto i € 535 milioni, pari a quasi 3/4 dell’intero 2018 (€ 764 milioni totali). Per l’intero 2019 si è infine raggiunto il valore di € 1,4 miliardi di euro [16].
Tra il 2017 ed il 2019 il mercato dell’invoice trading è cresciuto di quasi 2,6 volte, registrando nell’intero periodo una crescita media annua del 62%.