Come visto in precedenza, importanti fattori come le criticità preesistenti legate ai ritardi dei pagamenti commerciali, l’inasprimento dei criteri di selezione delle imprese a cui concedere prestiti da parte delle banche e, per ultima, la recente crisi economica dovuta all’emergenza Covid-19, hanno potuto contribuire all’esplosione di strumenti fintech dedicati alla finanza alternativa i quali, sebbene ancora di valori limitati rispetto alle banche, rappresentano oggi una realtà consolidata.
Secondo KPMG, a livello globale, il mercato della finanza alternativa, nel 2018 aveva un valore pari a 300 mld di euro, che potrebbe crescere fino a 500 mld di euro nel 2023.
Considerando unicamente la realtà italiana, nel periodo intercorso tra luglio 2019 e giugno 2020, l’ammontare totale gestito da questi canali fintech è stato di 2,76 mld di euro, in crescita del +4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
A rilevarlo è il terzo Quaderno di ricerca sulla Finanza alternativa per le pmi in Italia, redatto dagli Osservatori Entrepreneurship Finance&Innovation della School of Management del Politecnico di Milano (comunicato stampa di Innexta e Politecnico di Milano).
Il canale maggiormente utilizzato è stato quello dell’invoice trading, che ha gestito, nel periodo di tempo menzionato precedentemente, quasi 1,157 mld di euro, ovvero il 23% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.