In un mercato sempre più competitivo e guidato dalla rapidità nelle decisioni, un’azienda italiana attiva nel commercio all’ingrosso di ricambi si è trovata a fare i conti con un problema strutturale: un processo di approvazione degli ordini lento, centralizzato e difficilmente scalabile. L’organizzazione contava su una rete di oltre quindici commerciali dislocati sul territorio nazionale, ognuno dei quali gestiva autonomamente un portafoglio clienti. La routine quotidiana prevedeva una mole elevata di richieste – tra i 70 e i 90 ordini al giorno – che dovevano essere approvati internamente prima di essere evasi.
La procedura era sempre la stessa: il commerciale inseriva la richiesta all’interno del gestionale, dopodiché questa veniva automaticamente segnalata al responsabile commerciale o all’amministrazione per la valutazione. Il responsabile, per determinare l’approvazione, si affidava a strumenti di business intelligence esterni, consultava report di affidabilità e incrociava dati finanziari storici. Si trattava di un’attività che, pur garantendo una certa sicurezza, richiedeva tempo e attenzione, rallentando inevitabilmente l’intero flusso e rendendo, soprattutto, la credit policy aziendale poco chiara ed efficace.
Anche se l’intera forza vendita operava in un ambiente tecnologicamente coordinato – con un CRM unificato e canali di comunicazione condivisi – questo non bastava a superare l’ostacolo principale: la dipendenza da un singolo punto decisionale, il classico esempio di un “collo di bottiglia”. Ogni ritardo nella risposta non solo comprometteva la tempestività nell’evasione dell’ordine, ma aumentava anche il rischio di perdere opportunità commerciali, soprattutto in un settore dove la concorrenza si gioca spesso sull’efficienza operativa.