Finanza alternativa e PMI

Capitolo 1: il panorama imprenditoriale e finanziario italiano

3 Min.

Abbiamo sviluppato un approfondimento dedicato al tema dei finanziamenti innovativi per le imprese in collaborazione con Fondazione LINKS.

Questa analisi si articolerà in quattro capitoli, rilasciati separatamente ogni settimana al fine di fornire un contenuto maggiormente dettagliato:

  1. Il panorama imprenditoriale e finanziario italiano
  2. Finanza alternativa
  3. L’effetto Covid-19 e le risposte digitali alle esigenze finanziarie
  4. L'Invoice Trading

Partendo dalle peculiarità del tessuto economico e finanziario italiano, il seguente studio fornisce una panoramica degli strumenti di finanza alternativa e della loro diffusione, anche alla luce del contesto attuale.

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Chapter 1

Panorama imprenditoriale e finanziario italiano

L'Italia è l’ottava economia al mondo con un PIL (Prodotto interno Lordo) nel 2018 di 1.754 Miliardi di € e la seconda manifattura d’Europa [1].

L’Italia, come in generale l’Europa, si caratterizza di un tessuto economico composto prevalentemente di realtà imprenditoriali medio piccole (PMI), che rappresentano il 99% del totale delle imprese (in Europa occupano circa 100 milioni di persone e generano più della metà del PIL) [2].

La definizione ufficiale dell’Unione Europea [3] di PMI identifica tre classi di impresa, distinte su parametri dimensionali:

  • Micro impresa: meno di 10 addetti, totale ricavi o totale attivo inferiore a 2 milioni €;
  • Piccola impresa: meno di 50 addetti, totale ricavi o totale attivo inferiore a 10 milioni €;
  • Media impresa: meno di 250 addetti, totale ricavi inferiore a 50 milioni € o totale attivo inferiore a 43 milioni €;

Con riferimento all'anno 2018 [4], sotto il profilo dimensionale delle imprese l’Italia si caratterizza per una forte prevalenza di microimprese (3,6 milioni di unità) che rappresentano il 95% circa del totale. Il restante panorama si configura per il 4,5% (172 mila unità) di imprese Piccole, mentre solo lo 0,5% (19 mila unità) è composto di imprese di medie dimensioni. In totale le PMI generano il 66,9% del valore aggiunto dell’economia (escludendo il settore finanziario). Infine, solo lo 0,01% delle imprese è di grandi dimensioni.

L’Italia è caratterizzata da un sistema finanziario bancocentrico, ovvero un sistema le cui imprese fanno riferimento prevalentemente agli istituti di credito per soddisfare le proprie esigenze finanziarie invece di attingere direttamente al mercato dei capitali. Questa situazione è confermata dai dati dell’OCSE, i quali evidenziano come alla fine del 2018 il valore totale delle azioni italiane quotate era pari al 31% del Prodotto Interno Lordo, un valore nettamente inferiore a quello registrato in Germania (46%) e in Francia (88%) [5].

Peso percentuale di alcuni indicatori macroeconomici e finanziari dell’Italia rapportati al valore totale europeo.

Valori riferiti al 2018

Fonte: OECD Capital Market Review of Italy 2020

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Un mercato dei capitali sottosviluppato rappresenta un fattore di debolezza per l’economia. Nel 2016, la capitalizzazione delle aziende italiane (calcolata come peso del Patrimonio netto sul totale delle fonti) risultava del 36% per le quotate, valore che si riduce al 33% per le grandi imprese non quotate, fino a cadere al 26% per le PMI, evidenziando una sottocapitalizzazione del tessuto imprenditoriale del nostro paese.

Per il 9% delle PMI italiane la principale preoccupazione è rappresentata dall’accesso al credito (l’Italia è seconda solo alla Grecia su questo indicatore) [6].

L’Italia è la nazione europea le cui imprese sono più soggette al fenomeno dei ritardi nei pagamenti. Tali ritardi risultano essere prevalentemente di natura occasionale e non ricorrente, rendendo difficile programmare adeguate coperture finanziarie a medio/lungo termine per via dell’incertezza con cui si verificano e forzando il ricorso a strumenti di breve termine.

Percentuale di imprese che hanno riscontrato difficoltà nell’incasso dei pagamenti nel corso dell’ultimo semestre

Fonte: European Commission, Survey on the Access to Finance of Enterprises in the euro area – April to September 2019

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Questo è confermato dai dati della Commissione Europea, che rilevano come il 40% delle fonti di finanziamento delle imprese italiane sia rappresentato da strumenti di debito a breve termine, un rapporto significativamente più elevato rispetto ai peers europei (Spagna e Germania registrano un valore di circa il 30%). 

Su quali aspetti gestionali impatta il ritardo nei pagamenti?

Hanno risposto tutte le imprese che hanno vissuto difficoltà ricorrenti o occasionali nell’incasso dei pagamenti nel corso dell’ultimo semestre

Fonte: European Commission, Survey on the Access to Finance of Enterprises in the euro area – April to September 2019

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Il ritardo dei pagamenti ha un duplice impatto sul tessuto economico Italiano: da un lato causa ulteriori ritardi a cascata lungo la filiera produttiva, posticipando eventuali assunzioni e rallentando le attività produttive dall’altro, determina una contrazione degli investimenti orientati alla crescita e aumentano la vulnerabilità dei settori non finanziari ad eventuali shock macroeconomici.

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Fonti

[1] Fonte: “Pil 2018, l’Istat rivede al ribasso le stime del governo. Record per il debito pubblico”, La Repubblica – 01 Marzo 2019

[2] Fonte: “Internal Market, Industry, Entrepreneurship and SMEs: Entrepreneurship and Small and medium-sized enterprises (SMEs)” – Commissione Europea - https://ec.europa.eu/growth/smes_en

[3] Fonte: “Internal Market, Industry, Entrepreneurship and SMEs: SME definition” – Commissione Europea. https://ec.europa.eu/growth/smes/sme-definition_en

[4] Fonte: dati Eurostat - 2019 SBA Fact Sheet Italy - https://ec.europa.eu/docsroom/documents/38662/attachments/16/translations/en/renditions/native

[5] Fonte: “Improving Italy’s capital market will boost growth opportunities for Italian companies and savers” – OCSE 

[6] Fonte: Survey on the Access to Finance of Enterprises in the euro area – April to September 2019 – Novembre 2019, European Central Bank

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