L’industria automobilistica rappresenta da tempo una colonna portante del sistema produttivo italiano, contribuendo in maniera rilevante sia al all’economia nazionale che al mercato del lavoro. Il nostro Paese vanta una consolidata tradizione industriale in questo ambito, che comprende non solo la fabbricazione dei veicoli ma anche la produzione di componenti, la distribuzione e i servizi legati alla post-vendita. Negli ultimi anni, però, il comparto sta vivendo un cambiamento profondo, spinto dalla transizione ecologica, dalle nuove tecnologie e da una regolamentazione ambientale sempre più stringente.
Stando ai dati del recente Osservatorio Creditsafe, il panorama automobilistico italiano è dominato dalle imprese del settore commerciale, a discapito di quello produttivo. Nel 2024 erano operative oltre 55.000 aziende, di cui più del 97% (53.226 imprese) appartengono alle categorie commerciali (classificazioni Ateco 45.11, 45.11.01, 45.11.02, 45.19, 45.190.1, 45.19.02). Le aziende impegnate nella produzione vera e propria (Ateco 29.1, 29.2, 29.3) sono solo 1.929, rappresentando appena il 3% del totale. Questi numeri mettono in evidenza una filiera fortemente sbilanciata verso la distribuzione, mentre la produzione resta centrale ma sempre più sotto pressione.
Una delle criticità principali del momento è rappresentata dalla pesante flessione produttiva. Dopo anni di stabilità, il 2024 ha segnato una battuta d’arresto drastica: le prime stime di ANFIA parlano di una produzione di automobili ferma a circa 310.000 unità, con un calo annuo del -42,8%. Nel complesso, il numero di veicoli prodotti è sceso del 32,3%, toccando quota 591.000. Particolarmente drammatici sono stati i dati di dicembre, che segnano un -64,9% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Questo calo produttivo si inserisce di fatto in una tendenza negativa che è ormai in corso da qualche tempo. Il Centro Studi di Confindustria segnala che i livelli produttivi del settore si sono ridotti del -27,5% rispetto al 2019. Tra le cause principali troviamo il forte rincaro dei prezzi dei veicoli (saliti del 58% tra 2011 e 2023), il crollo della domanda interna e la concorrenza crescente da parte di attori internazionali, in particolare dalla Cina. A complicare il quadro, vi è la difficile transizione alla mobilità elettrica: se in Europa le auto elettriche pure (BEV) rappresentano circa il 14,8% delle nuove immatricolazioni, in Italia la quota si ferma al 4%.