Cercare stabilità, è questo quanto emerge dall’osservatorio economico finanziario di un settore ancora in sofferenza ma che agisce in maniera coesa per ridurre la posizione debitoria soprattutto nei confronti degli istituti di credito.
Dal punto di vista finanziario, il settore ha registrato una contrazione del fatturato pari al -7,6%, passando dagli oltre 17,33 miliardi del 2022 ai 16,02 miliardi del 2023 mentre il costo della produzione si riduce del -7,2% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, margini e utili hanno subito una contrazione più marcata pari rispettivamente al -12% per l’EBITDA e -13% per gli utili. Questi dati però meritano di essere contestualizzate all’interno di un’analisi più approfondita delle dinamiche finanziarie del settore che evidenzia infatti una significativa ristrutturazione delle strategie di gestione del debito: i debiti verso le banche infatti, hanno subito una contrazione importante del -20,5%, enfatizzando uno sforzo mirato a ridurre la dipendenza dagli istituti di credito, probabilmente in risposta all’aumento dei tassi d’interesse e al conseguente incremento del costo del denaro. Parallelamente, i debiti verso altri finanziatori sono cresciuti del +7,4%, un incremento comunque contenuto rispetto all’impennata del 39,2% registrata tra il 2021 e il 2022. Anche i debiti verso fornitori si sono ridotti dell’11,1%, evidenziando un approccio complessivamente prudente nella gestione delle passività. In linea con questa strategia, il patrimonio netto ha segnato un aumento del 4,4%, grazie a nuove iniezioni di capitale da parte di soci e investitori, mentre le disponibilità liquide, sebbene stabili a livello generale di media di settore (+1,2%), mostrano una crescita marcata (+12,2%) nel segmento dei grossisti. Questi dati suggeriscono una transizione verso una maggiore stabilità di lungo termine, con un focus sulla preservazione della liquidità e il rafforzamento patrimoniale.
L’analisi della distribuzione del fatturato per regione conferma la centralità della Lombardia, Veneto e Trentino nel settore, con la Lombardia che si distingue per una quota del 43,7% sul totale nazionale e un fatturato superiore ai 7 miliardi di euro, trainata anche dall’elevato numero di aziende attive. Il Trentino, nonostante la presenza di sole 50 aziende, contribuisce significativamente con l’8,3% del fatturato, pari a 1,335 miliardi di euro, sottolineando un’elevata capacità produttiva e di mercato per impresa. Per il dettaglio, accanto a Lombardia e Veneto, si fanno strada regioni come Lazio, Piemonte e Campania, a dimostrazione di una distribuzione geografica più eterogenea per questo segmento.
In conclusione, l'osservatorio sul settore ferramenta evidenzia un contesto caratterizzato da profonde trasformazioni e da sfide significative. Nonostante la contrazione del numero di aziende e la pressione sui margini di profitto, emergono segnali di resilienza e riorganizzazione strategica. L'incremento occupazionale e la riduzione dell'indebitamento verso le banche indicano un settore orientato alla stabilità e al rafforzamento patrimoniale, mentre la distribuzione geografica del fatturato sottolinea il ruolo chiave di alcune regioni nel trainare il comparto. Questi elementi suggeriscono un percorso di adattamento e di consolidamento che, se adeguatamente sostenuto, potrebbe favorire una ripresa più robusta nei prossimi anni.