Alcuni settori si distinguono per l’alto numero di cessazioni. Le Costruzioni (ATECO F) e il Commercio (ATECO G) hanno registrato nel 2024 le percentuali maggiori di attività chiuse, con il 15% e 25% sulla totalità, con il settore Agricolo (ATECO A) subito a seguire in cui si sono verificate 27.496 chiusure corrispondenti al 9% dei casi totali.
In particolare, però, il settore del Commercio ha visto chiudere oltre 73.600 imprese, con un tasso di mortalità intorno al 5,6%, mentre le nuove aperture aziendali nello stesso comparto si sono fermate a 51.891 imprese. Ma non è il solo a registrare questo trend negativo: Trasporto e Magazzinaggio (ATECO H), Attività dei Servizi di alloggio e di ristorazione (ATECO I) e Noleggio, Agenzie di viaggio, Servizi di supporto alle imprese (ATECO N) sono i settori in cui il tasso di mortalità è il più alto di tutti (6%).
Facendo un confronto con il 2023, proprio in alcuni di questi settori si evidenziano gli incrementi più significativi: le aziende chiuse nel Trasporto (ATECO H) e Noleggio (ATECO N) sono aumentate rispettivamente del +45% e +31%, confermando la vulnerabilità e fragilità di questi segmenti di mercato.
Non mancano tuttavia settori in controtendenza, come quelli legati all’innovazione tecnologica e alla sostenibilità, che registrano un tasso di natalità superiore alla media e un tasso di crescita positivo superiore al 2%. Sono quindi i Servizi di Informazione e Comunicazione (ATECO J), Attività finanziarie e assicurative (ATECO K) e Attività Professionali, Scientifiche e Tecniche (ATECO M), i soli comparti merceologici ad avere un saldo positivo, incrementando rispettivamente di +772, + 2.394 e +6.651 imprese il panorama imprenditoriale italiano.