Gli obblighi della Supply Chain: il quadro normativo

Alcuni Stati europei hanno già adottato leggi che obbligano le imprese alla due diligence della supply chain col fine di limitare e prevenire potenziali impatti negativi sull’ambiente e sui diritti umani.

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Supply Chain: il contesto europeo

Come già approfondito nell’articolo CSDDD: Sostenibilità lungo la catena di fornitura, la Commissione EU ha avviato il processo legislativo inerente al controllo delle catene di fornitura delle grandi aziende e delle PMI che vi partecipano. Ma non è un tema nuovo all’interno del vecchio continente: Gran Bretagna, Francia e Germania hanno già imposto obblighi di controllo e gestione degli impatti negativi ESG e in questo articolo andremo ad analizzare nel dettaglio le differenze tra le diverse regolamentazioni esistenti.

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Gran Bretagna: Modern Slavery Act

Nel 2015, il Regno Unito ha adottato il Modern Slavery Act, la prima legislazione in Europa a trattare la responsabilità delle imprese per i diritti umani. La legge britannica si limita a imporre di segnalare le misure adottate per prevenire la schiavitù moderna (inclusa quella nella catena di approvvigionamento), ma non prende in considerazioni i temi ambientali.

Il Modern Slavery Act è stato introdotto in diversi paesi, tra cui l'Australia, per affrontare il problema dei diritti umani. La legge mira a prevenire e combattere pratiche come il lavoro forzato, la tratta delle persone, lo sfruttamento sessuale e altre forme di schiavitù.

Il Modern Slavery Act ha tre obiettivi chiave:

  • Prevenzione: riduzione dei casi di schiavitù moderna attraverso la sensibilizzazione, l'educazione e la promozione di pratiche aziendali responsabili.
  • Trasparenza: le imprese devono essere trasparenti riguardo alle loro attività e alle pratiche di approvvigionamento, fornendo informazioni sulle misure adottate per prevenire lo sfruttamento.
  • Responsabilità: Il Modern Slavery Act promuove la responsabilità delle imprese nel monitorare le proprie catene di fornitura e assicurarsi che non ci siano casi di lavoro forzato.

Le imprese sono tenute ad effettuare una valutazione approfondita delle proprie catene di approvvigionamento, identificando i potenziali rischi e intraprendendo azioni correttive.

Inoltre, le imprese devono pubblicare una dichiarazione - accessibile al pubblico - in cui spiegano le misure adottate per prevenire e affrontare questi temi all'interno delle loro attività. La conformità al Modern Slavery Act non solo aiuta a prevenire la schiavitù moderna, ma può anche avere benefici reputazionali e commerciali per le imprese. Sempre più consumatori sono attenti all'etica delle imprese con cui scelgono di fare affari e preferiscono sostenere aziende che dimostrano di adottare misure per combattere la schiavitù e promuovere la responsabilità sociale.

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Francia: Piano di vigilanza sui diritti umani

La Francia è stata uno dei primi stati ad imporre un obbligo di due diligence sui diritti umani nel 2017 con il Piano di vigilanza sui diritti umani.

Il Piano mira a promuovere la responsabilità sociale delle aziende e a garantire il rispetto dei diritti umani lungo le catene di approvvigionamento. Questa nuova legge rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro le violazioni dei diritti umani e negli sforzi per una globalizzazione più etica. Le società francesi con oltre 5.000 dipendenti in Francia e/o oltre 10.000 dipendenti in tutto il mondo (compresi i dipendenti delle affiliate) sono tenute a istituire, pubblicare e attuare un “piano di vigilanza”.

Cosa prevede il Piano di Vigilanza sui Diritti Umani francese? Il Piano richiede alle grandi imprese che operano sul territorio francese di monitorare e prevenire le violazioni dei diritti umani, nonché gli impatti ambientali e sociali lungo le loro catene di fornitura. Le aziende devono sviluppare e implementare piani di vigilanza, che includano misure di dovuta diligenza, per identificare e mitigare i rischi di violazione dei diritti umani nelle loro operazioni globali.

Il Piano di Vigilanza sui Diritti Umani francese promuove il concetto di "responsabilità sociale delle aziende" (CSR) e impone alle imprese di assumersi la responsabilità per gli impatti delle proprie attività sulle persone e sull'ambiente. Questa legge segna una svolta importante, poiché rende le aziende più consapevoli delle conseguenze delle loro azioni e promuove la trasparenza e l'accountability.

L'adozione di pratiche aziendali responsabili in termini di diritti umani contribuirà a creare un ambiente di lavoro più equo, a migliorare l'immagine aziendale e a costruire rapporti di fiducia con i consumatori e gli investitori. Inoltre, promuovere la sostenibilità sociale ed ambientale può stimolare l'innovazione e la competitività delle imprese.

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Germania: Supply Chain Due Diligence Act

Più recentemente invece, la Germania ha emanato la legge sulla due diligence nelle catene di fornitura aziendali denominata Lieferkettengesetz o anche nota come Supply Chain Due Diligence Act (SCDDA) - entrata in vigore il 1° gennaio 2023 -per le imprese con 3.000 o più dipendenti che operano in Germania, mentre da gennaio 2024 il limite passerà a 1.000

La normativa tedesca ha lo scopo di regolamentare la responsabilità delle imprese riguardo alle violazioni dei diritti umani e degli standard ambientali nella loro catena di approvvigionamento globale. Ciò implica la valutazione delle condizioni di lavoro, dei salari, della sicurezza sul lavoro e di altre questioni rilevanti che possono influenzare i lavoratori e l'ambiente. Le imprese devono anche adottare misure per prevenire e ridurre i rischi, effettivi e potenziali, nonché monitorare e verificare il rispetto degli standard richiesti lungo la filiera produttiva.

La SCDDA prevede sanzioni e multe per le imprese che non adempiono ai loro obblighi di diligenza dovuta o in caso di violazioni gravi e persistenti dei diritti umani o delle norme ambientali. Le multe possono raggiungere il 2% del fatturato annuo dell'impresa interessata.

La Supply Chain Act tedesca ha suscitato interesse e attenzione a livello internazionale, poiché potrebbe influenzare anche le imprese straniere che operano in Germania o hanno rapporti commerciali con imprese tedesche, con conseguenze positive sulla rendicontazione dei fattori ESG.

Tuttavia, è importante notare che il Lieferkettengesetz ha anche generato alcune preoccupazioni e critiche: da una parte ci sono imprese che ritengono le disposizioni della legge siano onerose e potrebbero mettere a rischio la competitività delle imprese tedesche, dall’altra invece diverse entità suggeriscono che le sanzioni previste potrebbero non essere abbastanza severe per dissuadere comportamenti illeciti. 

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