Bilancio di sostenibilità: perché è utile e quali sono i soggetti obbligati?

Cinque cose da sapere per la tua azienda

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1. Cos’è un bilancio di sostenibilità?

Il primo passo è sicuramente quello di comprendere cosa si intende per bilancio di sostenibilità ad oggi. Il bilancio di sostenibilità è la parte finale di un processo strutturato che le aziende scelgono per la rendicontazione di tre macroaree fondamentali: E, S e G:

  • E ovvero Environmental (Area Ambientale): tutto ciò che riguarda la gestione dei rifiuti, l’inquinamento, l’emissione di CO2 e tutto ciò che delinea il rapporto tra azienda e ambiente.
  • S ovvero Social (Area Sociale): come vengono gestiti temi come l’inclusività, le condizioni di lavoro, la relazione con il mercato e la comunità di appartenenza.
  • G ovvero Governance: l’ultima macroarea riguarda la direzione aziendale, spaziando da temi come la leadership fino alla corruzione e l’etica aziendale.

Il bilancio di sostenibilità è di fatto un documento di comunicazione tra una società e tutte le figure che hanno un “interesse”, di variegata natura, nei confronti della società stessa (anche chiamati stakeholders). Attraverso questo documento è possibile rendicontare e analizzare gli obiettivi e gli impatti che è un’azienda ha in termini di sostenibilità sia internamente che esternamente.

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2. Perché è utile il bilancio di sostenibilità?

Non è un segreto che il mondo impresa, ma anche quello istituzionale, si stia muovendo fortemente verso una gestione responsabile delle risorse ambientali, sociali e non solo. Il bilancio di sostenibilità rappresenta per un business, un valido strumento per dimostrare il proprio impegno sostenibile verso obiettivi concreti creando fiducia e trasparenza con i propri stakeholder ed i propri partner commerciali. Permette alle aziende obbligate di allinearsi alle nomartive inerenti al tema e di identificare i rischi e le opportunità dell’imminente “rivoluzione” ESG, inoltre a prescindere dalla dimensione dell’azienda, la creazione di un documento di rendicontazione non finanziaria rappresenta una risorsa fondamentale per migliorare la reputazione e l’attrattività del proprio brand creando un processo di autovalutazione efficiente e monitorabile nel medio e lungo termine.

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3. Quali aziende sono obbligate a redigerlo?

Secondo la direttiva europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), attuata in Italia dal Decreto Legislativo 6 settembre 2024, n. 125, a partire dal 1° gennaio 2024 sono già obbligate le società di interesse pubblico con più di 500 dipendenti, mentre il 2025 sarà l’anno delle grandi aziende che saranno obbligate nel caso rientrassero in 2 dei seguenti 3 criteri:

1.      totale stato patrimoniale oltre i 25 mln di euro

2.      50 mln di euro di ricavi netti

3.      oltre 250 dipendenti di media all’anno

L’obbligo non sarà però sempre prerogativa delle imprese europee di grandi dimensioni; infatti, anche le PMI quotate e le imprese extraeuropee saranno interessate dalle scadenze successive. Di fronte ai benefici che questo tipo di reportistica può portare, sicuramente l’evitare sanzioni normative non è il più rilevante.

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4. Cos’è uno standard di redazione e quali sono i principali standard da utilizzare per il proprio bilancio di sostenibilità?

Come la rendicontazione di un bilancio finanziario deve rispettare dei criteri, lo stesso vale per la rendicontazione non finanziaria. Per questo motivo vengono istituiti gli standard di rendicontazione: un percorso fatto di criteri e indicazioni da seguire per fare in modo che le informazioni contenute nel bilancio di sostenibilità siano facilmente interpretabili, trasparenti e comparabili tra aziende e settori diversi. Possiamo identificare tre standard principali:

1.      ESRS (European Sustainability Reporting Standards): pubblicati dall’UE per standardizzare la rendicontazione ESG, sono obbligatori per le aziende soggette alla direttiva CSRD.

2.      GRI (Global Reporting Initiative): standard internazionale per i report di sostenibilità utile sia per una prima redazione sia per una rendicontazione più strutturata a seconda della modalità e degli indicatori scelti.

3.      VSME (Voluntary ESRS for SMEs): i più recenti, adatti ai report ESG delle PMI non quotate, grazie a delle linee guida adatte a risorse, obiettivi e possibilità delle piccole e medie imprese.

La lista degli standard è in continuo aggiornamento ed in molti casi, come in quello dei GRI, viene declinata con indicatori specifici per ogni settore merceologico. Per molte aziende non vi sarà scelta ma per tutte l’acquisizione dello standard di rendicontazione più adeguato sarà il primo passo verso una reportistica concreta e credibile.

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5. Come posso preparare al meglio la redazione del bilancio?

Per una fase preparatoria efficace identifichiamo sette “bullet points” fondamentali:

  1. Chiara formulazione di valori e finalità che presiedono al bilancio di sostenibilità
  2. Identificazione di programmi, piani e progetti in cui si articola il profilo metodologico
  3.  Il coinvolgimento interno degli organi di governo
  4.  Il coinvolgimento degli stakeholder nella programmazione, redazione, valutazione degli esiti e nell’individuazione di obiettivi di miglioramento
  5.  L’allineamento e l’integrazione con gli strumenti di programmazione, controllo, valutazione e rendicontazione già esistenti
  6.  L’esistenza di un sistema informativo in grado di supportare efficacemente l’attività di rendicontazione
  7. La continuità del sistema
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