Il difficile momento che l’economia italiana sta attraversando si riflette non solo in una cospicua riduzione di fatturato per le imprese, ma in tutta una serie di strumenti che le misure anti-covid messe in atto dal Governo hanno messo in atto, i cui effetti potrebbero manifestarsi più in concreto nel corso del prossimo anno.
Nonostante le manovre volte a salvaguardare il “sistema-impresa”, nel 2020, è aumentato il ricorso ad uno degli strumenti messi a disposizione delle attività economiche in crisi, ovvero quello legato alla liquidazione volontaria.
La fotografia attuale vede ben 39.684 imprese etichettate con questo status, ovvero lo 0,7% dell’intero universo delle imprese italiane registrate e attive.
Considerando il periodo intercorrente tra gennaio e novembre 2020, il totale delle nuove liquidazioni volontarie è pari a 4.868, dato in crescita del +65% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (gennaio-novembre 2019: 2.949 liquidazioni volontarie su imprese registrate e attive).
Un primo campanello d’allarme è arrivato nel mese di maggio 2020. Coerentemente con la fotografia scattata sulla base dell’elaborato estratto da Impact Indicator, infatti, una parte considerevole delle imprese che oggi riversano nello stato di liquidazione volontaria (87,65%), presentavano già un impatto ad alto rischio a seguito del primo lockdown.
Un altro dato significativo è legato alla storicità delle imprese. L’85,38% di queste ultime, infatti, è stato costituito antecedentemente al 2013. Di contro, solo il 14,62% è di più recente costituzione.