ESG: cosa si intende per Environmental, Social & Governance e che cos'è lo sviluppo sostenibile

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Che cosa si intende con ESG?

Con l’acronimo inglese ESG si intende raggruppare tutte quelle tematiche che rientrano nei tre grandi pilastri sui quali si basa la sostenibilità: Environmental, Social e Governance, in italiano appunto Ambiente, Sociale e Governo societario. 

Prima di chiarire in maniera dettagliata quelle che possono essere le metriche rilevanti per una valutazione economica-finanziaria, è necessario tracciare i primi passi della sostenibilità sia con le prime definizioni esplicative sia con un percorso temporale.

Già dagli anni Settanta, la comunità internazionale con la Conferenza di Stoccolma e la comunità scientifica con il Club di Roma hanno acceso il dibattito sul raggiungimento di un equilibrio tra due esigenze contrapposte: tutela dell’ambiente – con particolare riguardo alle risorse naturali limitate del pianeta - e crescita economica, assumendo la prospettiva universale di un “economia ecologica”. Il primo passo formale è stato compiuto dalle Nazioni Unite (ONU) con l’istituzione nel 1983 della Commissione Mondiale sull’Ambiente e Sviluppo: i suoi principali obiettivi erano la redazione di “un’agenda globale per il cambiamento” e l’individuazione delle principali complicanze ambientali e squilibri socioeconomici che ne derivavano. Nel 1987, il presidente della suddetta commissione Gro Harlem Brundtland presenta il Rapporto “Our Common Future” (conosciuto come Rapporto Brundtland) nel quale viene definito lo sviluppo sostenibile:

Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.


[WCED, 1987]

Le manifestazioni dello sviluppo sostenibile da parte dell’environmental diplomacy sono state tradotte in una serie di azioni di mitigazione e adattamento degli impatti ambientali e sociali: la più famosa è sicuramente la prima Conferenza delle Parti (COP 1), nella quale si stabiliscono i principi del Protocollo di Kyoto. Quest’ultimo è il primo atto di rendicontazione ambientale grazie al quale i paesi firmatari devono contabilizzare le proprie emissioni di gas climalteranti con obiettivi di riduzione delle stesse e, inoltre, viene creato uno spazio di scambio di quote di emissioni attraverso il quale le imprese più virtuose (meno inquinanti) possono ottenere vantaggi economici grazie alle vendite dei loro crediti di emissione.

Dopo il fallimento dei poco conosciuti Millennium Development Goals (MDG), le Nazioni Unite intercettano la necessità di sviluppare una nuova strategia programmatica per raggiungere i target sociali e ambientali, materializzata con l’Agenda 2030un programma d’azione fondato su cinque pilastri cardine, comunemente denominate le 5 P dello sviluppo sostenibilePeople, Planet, Prosperity, Peace, Partnership.

L’Agenda 2030 è composta da 169 target che rientrano nei 17 Sustainable Development Goals (SDG), quantificabili attraverso specifici indicatori, e sono tra loro "integrati e indivisibili e bilanciano le tre dimensioni di sviluppo sostenibile: economico, sociale e ambientale" [United Nations, 2015].

ESG: i 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile

Lo sviluppo economico, l’inclusione sociale e la sostenibilità ambientale sono categorie che dipenderanno da un ulteriore condizione il “buon governo” e insieme formano quelli che oggi vengono indentificati come fattori ESG.

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Perché sono importanti i fattori ESG?

L’importanza dei fattori ESG è certamente dettata da due aspetti: la normativa in vigore, con tutti gli obblighi che ne derivano e le opportunità e benefici ad essa associati.

L’Unione Europea, come risposta all’Agenda 2030, incomincia a delineare il percorso normativo col fine di integrare i fattori ESG nella governance aziendale delle imprese europee, secondo il principio di sussidiarietà e di competenza concorrente dell’UE in materia ambientale.

Innanzitutto, data la sfiducia degli attori del sistema economico generata dalla crisi del 2008 e su sollecitazione degli istituti legislatori, la Commissione Europea elabora una nuova definizione di Corporate Social Responsibility (CSR) o “responsabilità sociale delle imprese”, con l’obiettivo di identificare tutte quelle imprese che adottano un approccio improntato sullo sviluppo sostenibile, che promuovono il ruolo positivo nella società, che vada al di là dei valori puramente economici, e che si sentono responsabili dei loro impatti diretti o indiretti sulla società.

Secondo la comunicazione, attraverso l’integrazione di questioni sociali, ambientali, etiche, di diritti umani e la tutela del consumatore sarà possibile sia creare valore con gli stakeholder, che identificare, mitigare e prevenire i possibili effetti negativi derivanti dalla produzione. Si può quindi affermare che un’azienda è responsabile se incorpora nel proprio piano strategico gli aspetti ESG e che la gestione di quest’ultimi sia trasparente nei confronti degli stakeholder.

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Che cos'è il bilancio di sostenibilità: tra obblighi e opportunità di business

In linea con la nuova definizione di responsabilità sociale delle imprese (CSR), l’Unione europea si è impegnata a modificare la direttiva sui bilanci d’esercizio: con l’entrata in vigore della Direttiva sulla Dichiarazione Non Finanziaria (DNF), la relazione sulla gestione finanziaria viene affiancata da un report non finanziario - o bilancio di sostenibilità - contenente le informazioni sociali, ambientali, inerenti al personale, ai diritti umani e a tutti quei temi ricollegabili all’Agenda 2030.

La presenta direttiva obbliga le imprese dell’UE di grandi dimensioni, come enti di interesse pubblico o imprese con almeno 500 dipendenti, a redigere il rapporto non finanziario e deve contenere informazioni sull’impatto dell’attività con «una breve descrizione del modello aziendale dell’impresa; una descrizione delle politiche applicate dall’impresa […] comprese le procedure di due diligence applicate; il risultato di tali politiche; i principali rischi connessi a tali aspetti legati alle attività dell’impresa; gli indicatori fondamentali di prestazione». 

Quindi, come nella rendicontazione finanziaria, anche il report di sostenibilità è basato su un sistema di contabilità - il cui confine fisico è rappresentato dal perimetro aziendale - da poter applicare alle attività produttive.

Un esempio di contabilità ambientale, individuabile in un report di sostenibilità, è rappresentato dalla rendicontazione dell’impronta di carbonio, ovvero misurare la quantità di emissioni dei gas climalteranti che è direttamente e indirettamente causata da un’attività economica.

Per le piccole e medie imprese, per le quali non vi è al momento alcun obbligo, redigere un report non finanziario su base volontaria, può essere considerata un’opportunità di attrazione per nuovi investitori o consumatori e ottenere un vantaggio competitivo nei confronti dei competitor.

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Quali sono gli obblighi finanziari dei principi ESG: Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR)

Per coinvolgere anche gli attori finanziari nel processo di transizione ecologica che l’Unione sta avviando, la Commissione ha istituito un gruppo di esperti che potesse elaborare un piano d’azione in grado di:

  1. riorientare i flussi di capitale verso un’economia più sostenibile;
  2. integrare la sostenibilità nella gestione dei rischi;
  3. promuovere la trasparenza e la visione a lungo termine.

La prima norma in materia di trasparenza dell’informativa dei fattori ESG nel settore dei servizi finanziari è il Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR), il quale stabilisce "effetti negativi nei loro processi e nella comunicazione delle informazioni connesse alla sostenibilità relative ai prodotti finanziari".

In concreto, viene stabilito l’obbligo di divulgazione delle politiche sull’integrazione dei rischi di sostenibilità sia per i partecipanti ai mercati finanziari - relativi ai loro investimenti - sia per i consulenti finanziari in merito alle loro consulenze (Responsible Investment Policy). L’informativa assume la forma di una dichiarazione di due diligence e deve mostrare come e quanto gli investimenti incidono negativamente su fattori ambientali, sociali e governance.

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Come funziona la Tassonomia UE per la classificazione delle attività ESG

Per rispondere all’esigenza di identificare e classificare tutte le attività economiche che rientrano nella definizione di attività sostenibili, nel 2020 viene formalizzata la Tassonomia UE con la quale vengono stabiliti gli obiettivi ambientali che le suddette attività devono perseguire:

  1. Mitigazione del cambiamento climatico
  2. Adattamento del cambiamento climatico
  3. Uso sostenibile e protezione delle risorse idriche e marine
  4. Transizione verso l’economia circolare, riduzione e riciclo dei rifiuti
  5. Prevenzione e controllo dell’inquinamento
  6. Protezione della biodiversità e della salute degli ecosistemi

Inoltre, affinché un’azione venga identificata come attività economica ecologicamente sostenibile e allineata ai technical screening criteria stabiliti dalla Tassonomia deve:

  • Contribuire sostanzialmente a uno o più obiettivi ambientali
  • Non procurare danni significativi a nessun altro obiettivo
  • Rispettare le tutele sociali minime, rappresentate ad esempio dall’OECD Guidelines Multinational Enterprises (MNE) e dall’UN Guiding Principles on Business and Human Rights (BHR)

Infine, per i prodotti finanziari che rientrano nel settore delle pensioni e gestioni patrimoniali, delle assicurazioni e degli investimenti bancari, gli attori finanziari sono tenuti a dichiarare in che misura hanno utilizzato la Tassonomia per determinare la sostenibilità degli investimenti, a quali obiettivi ambientali contribuiscono gli investimenti, la percentuale di investimenti, fondi o portafogli che sono allineati o potenzialmente allineati alla Tassonomia.

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Come cambia la NFRD: la roadmap verso la sostenibilità

Per aumentare la platea di aziende obbligate alla rendicontazione non-finanziaria, il Parlamento Europeo nel mese di novembre ha approvato una modifica della NFRD: la Corporate Sustainability Reporting Directive che prevede una maggiore affidabilità delle informazioni inserite nel bilancio di sostenibilità attraverso un processo di revisione e di certificazione fornito da soggetti indipendenti. 

Anche dal punto di vista della trasparenza informativa, vengono considerate nuove modalità per garantire l’accesso digitale alle informazioni sulla sostenibilità.

La nuova norma verrà applicata alle grandi società, quotate o non quotate, ma è previsto un allargamento degli obblighi anche per le aziende extra-UE con un fatturato prodotto all’interno dell’Unione superiore a 150 milioni di euro. La legge è stata elaborata anche per le PMI, le quali avranno dei criteri specifici di valutazione e disporranno di più tempo rispetto alle large company per allinearsi ai nuovi obblighi.

La roadmap della sostenibilità

Dal 1° gennaio 2024 la direttiva interesserà le grandi imprese con oltre 500 dipendenti già soggette alla direttiva sulla rendicontazione non finanziaria.

Dal 1° gennaio 2025 verranno coinvolte anche le grandi imprese attualmente non soggette alla direttiva sulla rendicontazione non finanziaria. In questo caso si tratta di imprese che rispondono a questi criteri: contano più di 250 dipendenti e/o 40 milioni di euro di fatturato e/o 20 milioni di euro di totale attivo. In questo caso con scadenza 2026.

Dal 1° gennaio 2026 il perimetro di azione si allarga alle PMI quotate e alle altre imprese. In questa circostanza la scadenza è nel 2027, ma per le PMI la “finestra” arriva fino al 2028.

  • 1 gennaio 2024

    Grandi imprese

    con oltre 500 dipendenti

  • 1 gennaio 2025

    Grandi imprese

    con oltre 250 dipendenti e/o 40 mln e/o 20 mln di totale attivo

  • 1 gennaio 2026

    PMI quotate

    e altre imprese

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Quali sono le azioni della Banca Centrale Europea sulla sostenibilità?

Nonostante la Banca centrale non sia il responsabile politico in merito alla transizione verde, ha comunque il compito di tenerne conto nel momento in cui vengono adottate decisioni di politica monetaria e di promozione alla finanza sostenibile.

Tra gli obiettivi sul cambiamento climatico, la BCE lavora "per comprendere, monitorare e gestire meglio i rischi climatici nell'ambito della nostra politica monetaria e delle nostre operazioni di investimento".

Per rischi climatici si intendono tutti quei rischi connessi al clima e a tutte le conseguenze negative che ne derivano, come ad esempio la maggior frequenza di eventi critici - come forti alluvioni o siccità - o tutti quei costi da sostenere per il passaggio verso un’economia neutra.

Inoltre, la BCE ha pubblicato una Guida sui rischi climatici e ambientali affinché gli istituti finanziari possano affrontare in modo trasparente e efficace i rischi ESG e allinearsi a quelle che sono le prerogative dettate dai decisori politici europei. 

Tra i risultati di un’operazione di vigilanza condotta dalla Banca Centrale, è emerso che le banche pongono sempre più attenzione ai rischi di sostenibilità dei propri portafogli, grazie all’utilizzo di strumenti di pianificazione ed esigendo dai clienti un allineamento ai propri obiettivi.

Alcuni istituti leader, nel caso in cui il coinvolgimento con il cliente dovesse fallire, adottano delle limitazioni o addirittura la chiusura dei rapporti con i clienti.

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Quali sono i vantaggi dello sviluppo sostenibile

Negli ultimi anni l’integrazione dei criteri ESG nella strategia aziendale è stata una prima risposta sia nei confronti alla maggiore attenzione dell’opinione pubblica sui temi sia alla normativa vigente. Come risultato a ciò, oltre a tutti gli obblighi e rischi precedentemente citati, i fattori ESG sono in grado di generare opportunità e benefici per le aziende grandi e piccole.

In quest’ultima parte, si vuole far luce sulle principali opportunità emerse in questo primo arco temporale, tra le quali troviamo:

  1. Creazione di valore aggiunto tra gli stakeholder: attraverso la matrice di materialità, è possibile individuare quali sono i temi da migliorare per soddisfare le esigenze degli stakeholder, mostrando quindi una maggiore sensibilità nei loro confronti.
  2. Maggiore efficienza operativa: l’adozione di certificazioni ESG permette di aumentare ad esempio le prestazioni in termini di energia, di utilizzo dell’acqua, gestione delle emissioni ecc.
  3. Riduzione dei costi: una maggiore efficienza delle risorse comporta una contrazione dei costi e di conseguenza un aumento dell’utile.
  4. Vantaggi reputazionali: essere riconosciuti come un’azienda impegnata nei temi ambientali e nell’inclusione sociale produce benefici sul marchio e di conseguenze sulle performance economiche.
  5. Accesso al credito: come constatato anche dalla stessa BCE, le aziende che si allineano agli obiettivi ESG degli istituti finanziari beneficiano di rapporti più stabili e duraturi.
  6. Finanziamenti pubblici a sostegno della transizione e sgravi fiscali: negli ultimi anni sia a livello europeo che nazionale, sono stati erogati una serie di finanziamenti per far fronte ad investimenti green, come Next Generation EU o il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
  7. Assenza di rischi di compliance per i temi ESG: l’allineamento alla normativa permette di non subire ripercussioni giudiziali.
  8. Mitigazione dei rischi climatici: affrontare da subito i rischi ESG con un’attenta strategia riduce la probabilità di accadimento di eventi economici negativi.
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Soluzioni per mitigare i rischi ESG

La nostra azienda partner Ecomate fornisce una serie di prodotti finanziari capaci di gestire e tener sotto controllo i rischi ESG, attraverso diversi indicatori:

  • risk score ESG, ovvero un punteggio di rischio basato sulla situazione di sostenibilià attuale di un cluster di aziende rispetto agli obiettivi normativi di medio e lungo periodo; 
  • rating ESG, che invece è una valutazione delle performance ESG individuali dell’azienda affiancata da un report di miglioramento; 
  • il report di sostenibilità, che permette in modo automatizzato e semplificato la redazione completa della dichiarazione non finanziaria annuale secondo i recenti, e in continuo aggiornamento, standard internazionali; 
  • il Monitor, che monitora con precisione le prestazioni ESG dei propri stakeholder iscritti alla piattaforma, strumento fondamentale per Fondi d'investimento, SGR e Corporate e altri prodotti consultabili sul sito. 
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